lunedì 23 maggio 2011

Una generazione a perdere ?

“Italia, deserto dei giovani: gli effetti su casa e consumi” titola Francesca Barbieri su Il Sole 24 Ore di oggi. E la denatalità non scioglie il nodo disoccupazione, vi dettaglia.
“E la famiglia si allunga ma la crescita si accorcia”, ci dice sempre oggi Michel Martone sul Sole  evidenziando che la prima riforma da fare sia quella per la tutela del lavoro delle donne.
E non è certo un caso che Luigi Ceccarini citi su Repubblica, “Giovani in fuga all'estero per 3 su 4 unica chance”.......leggi tutto

Come pure Ilvo Diamanti a fargli da eco titolando “L’Italia sempre più povera. Per la prima volta è minoranza chi si sente ceto medio e il 44% dei professionisti si dichiara precario. Sono i dati dell’Osservatorio Demos – Coop che riportano  il dato emerso alla domanda: “Lei personalmente a quale classe sociale ritiene di appartenere?” dove il 48 % del campione dice di sentirsi classe operaia per il 39% o  popolare per il 9%. Il 43 % ceto medio e il 6 % borghesia o classe dirigente rovesciando per la prima volta la piramide sociale. Il 63 % del campione poi, ritiene che i giovani avranno un futuro peggiore di quello dei genitori e il 56% ritiene che i giovani per avere speranza di carriera se ne debbano andare.

Tesi tra l’altro rinforzata e per le donne in particolare, da Valore D associazione di imprese che valorizza la leadership al femminile in azienda che è guidata da Giorgina Gallo AD di l’ Oréal e comunica i dati di una ricerca recente della associazione: il 62% delle donne che scelgono di trasferirsi all’estero per motivi di carriera è single contro il 26 % degli uomini.

E non possiamo pensare che entrambi gli enti (Valore D e Demos – Coop) abbiano preso a target delle loro ricerche soltanto il segmento 25 – 35 anni in un rigurgito di estrema autoreferenzialità o peggio per amplificare il clima quasi rivoluzionario che le elezioni amministrative sembra abbiano radicalizzato. A tal proposito l’Osservatorio sul capitale sociale realizzato da Demos – Coop pubblica, sempre su Repubblica la nota metodologica (l’età degli intervistati è clusterizzata over 16 e basta).

Sarà forse l’effetto mediatico di “Generazione a perdere” ?. Lo spazio che la Gabanelli ha voluto dedicare alla generazione 25 – 35 anni (leggasi under 40) ieri sera alle 21:30 all’interno del palinsesto di Rai Tre. (Vedi)

Sarà come sarà. Se proprio non vogliamo metterla giù sul piano dei valori invocando una generale moralità (in virtù di un sostegno al welfare o meglio al labour) e vedendo di evitare i piagnistei proviamo a guardarla dal lato dei consumi o sul piano della politica i due topics principali.

Calano gli acquirenti di auto di 3 punti percentuali e di moto di 24 % e il segmento non è più il target nel settore dell’abbigliamento di marca ma neanche nel mercato delle case dove si è dimezzata la richiesta di mutui da parte sua. Meno male che c’è Valéry che ci ricorda che il futuro non è più quello di una volta.

Mentre altrove leggo che in un territorio che non credevamo potesse appartenere a buon diritto al nostro ‘occidente’ avanzato o addirittura che i più drastici pensavano terzo mondo come il Sud America i consumi salgono qui del 6, là del 10 o del 16 %. Non solo, i 30 – 45 enni sono la generazione con il potere d’acquisto più alto e non c’è prodotto per i bambini che non contenga un riferimento green proprio perché i very organic people (VOP) sono sulla cresta dell’onda.

Forse dovremmo rivolgerci proprio altrove. Penso a un territorio dove anche la leadership più verde e visionaria del vecchio continente venga scossa soltanto un pochino alla notizia che in un suo lander (quella di Brema) vi sia la proposta di abbassare l’età eligibile per diritto al voto siano i sedici anni.