Giugno per molte ragioni è un po’ il mese dell’innovazione. Abbiamo la Giornata nazionale dell’innovazione, abbiamo la consegna di quello che è ritenuto il premio dei premi ossia il Premio nazionale dell’innovazione, promosso dal Cotec con il riconoscimento di altri premi quale Imprese per l’innovazione e il Premio per l’innovazione in communication, information technology di Confindustria e il Premio Qualità PpAa per la qualità nella Pubblica Amministrazione organizzato dal Formez e Confindustria e ancora l’award di Eni per la ricerca e l’innovazione.
Potrei dedicare questo mio spazio di oggi soltanto alla stesura dell’elenco dei principali eventi legati all’innovazione, in agenda durante questo mese e a dare visibilità ai premiati. Invece, decido di fermarmi qui e focalizzare un momento soltanto su questo senso di amaro che mi hanno lasciato i fatti trascorsi in occasione proprio della giornata dell’innovazione, per fortuna non nella sessione ‘plenaria’ all’interno dell’auditorium ma in altra sede, quasi ‘a stanze chiuse’.
L’assenza evidente da parte del Ministro della pubblica amministrazione e innovazione di disponibilità all’ascolto del suo uditorio che prende la parola è amara. Specie perché la persona in questione parlava anche in rappresentanza della storica Agenzia del Formez che da molti anni è in prima linea per l’innovazione pubblica e tralaltro una dei promotori di uno dei premi alla base proprio di quella giornata che comunica da addetto ai lavori anche se non proprio in rappresentanza dell’interesse 'generale'.
Non faccio tempo a rielaborare dei contenuti di una notizia, che un'altra ne segue. E’ di ieri la comunicazione che ci sia nei progetti del Governo (inserita nella riforma fiscale) la proposta di soppressione dell’ICE – Istituto Commercio Estero quando, lo stesso è in prima linea da molti anni nel supporto all’internazionalizzazione delle imprese per il tramite degli IDE – Investimenti diretti esteri. E proprio in questi giorni il suo Presidente è in prima linea con un progetto di restituzione delle eccellenze italiane extra UE (fuori dal vecchio continente per intenderci), in particolare negli USA (18 italian case histories). L’internazionalizzazione è uno dei driver di innovazione, ci dice Pistorio insieme all’energia, all’ ICT, al processo e prodotto etc…. e quindi ?
Così, oggi visto e sentito il grado di svilimento delle risorse di innovazione in Italia credo sia mio dovere più che mai focalizzare sulle forme di incentivazione di cui, ancora, gode. Specie per tenere lontani i fantasmi di una possibile deriva dell’innovazione all’orizzonte.
martedì 28 giugno 2011
domenica 12 giugno 2011
C'è atomo e atomo
Ecco, oggi il popolo italiano è chiamato ad esprimersi sulla abrogazione di parte del contenuto dei dispositivi contenuti nei decreti legge 112/2008 (l. n.134/2008) n.152/2006 e n. 34/2011 e legge n. 51/2010. Questo è il contenuto grosso modo dei quesiti:
1. dell'art. 23-bis del decreto legge 112/2008 convertito con legge n.134/2008 e successive modifiche, relativo alla riforma sui servizi pubblici locali
quesito n.1
testo dell'art.23-bis
2. del comma 1 dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 limitatamente alla parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito»
quesito n.2
testo del comma 1 art.154
3. dei commi 1 e 8 dell'articolo 5 del d.l. 31/03/2011 n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n. 75 riguardante la possibilità di produrre energia nucleare nel nostro Paese.
Il quesito n.3 è stato riformulato dall'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione con ordinanza 1° giugno 2011 e, con sentenza n.174 del 7 giugno 2011, la Corte Costituzionale ne ha dichiarato l’ammissibilità al referendum abrogativo.
quesito n.3
testo dell'art.5
4. della legge 51/2010 che consente al Presidente del consiglio e ai Ministri di non comparire in udienza penale in caso di legittimo impedimento.
quesito n.4
testo della legge 51/2010
Chissà come in queste circostanze ho sempre la strana sensazione di fare il lavoro di qualcuno di altro e che per giunta ho pagato, perché lo facesse. Se, per alcuni dei quattro quesiti esprimersi pur con evidenti immense lacune conoscitive è più facile, altrove è davvero più difficile. Una dimensione culturale e valoriale si scontra con una consapevolezza più tecnica, del sapere ed economica innescando una riflessione. E mi chiedo, che valore possa avere sui giochi spendere le carte di una partita che dovrebbe essere mondiale a livello locale?
Nel 1996 Umberto Colombo scriveva (“Energia”, U. Colombo, 1996, Donzelli editore): “Il filo che lega l’umanità alla costruzione del suo destino si chiama energia. Produrre, trasportare, accumulare, ‘inventare’ energia è l’imperativo che sottende la crescita – o il declino – delle società umane. In un mondo da alcuni secoli in via di radicale trasformazione, gli squilibri energetici rappresentano il crinale tra prosperità e povertà, tra sviluppo e regresso. Ma quale sviluppo?”
In questi giorni mi sono riletta questo prezioso libricino e mi sono resa conto che rispetto agli scenari che Colombo prende in considerazione nel lontano 1996 (Institute for Applied Systems Analysis di Vienna – IASA e quello del World Energy Council – WEC) al 2020 e al 2050 il dilemma si sia spostato ma di poco, davvero. Però qualche passo l'abbiamo fatto.
Il nucleare (sia fissione che fusione – che forse soltanto il 3% della popolazione conosce, in particolare per i cicli di combustibile diversi da quelli attualmente oggetto di ricerca e che sono invece basati soltanto sull’impiego di deuterio da solo, oppure idrogeno e boro o ancora deuterio e elio 3 e che hanno il vantaggio di annullare la produzione di materiali radioattivi) non credo possa godere in Italia di una grande accettabilità sociale e per tutte le ragioni della governance (governo e governabilità, indotto, gestione economia, amministrativa e del rischio, apporto del consenso, coesione, command and control, filiera, generazione non distribuita, governo delle fonti, ambiente umano e biosfera, etc….) prima che per le ragioni del merito tecnico.
Così pure, in me, prevalgono nettamente considerazioni di ordine valoriale: quanto mi piace il ciclo di vita del carbonio ? E’ il mattone della biosfera, il mio atomo preferito, la FONTE per accellenza però, dall’altra, muove una consapevolezza, quella della tecnica e dell’economia così facendo il paese si porta davvero molto avanti (vedi Germania al 2022 o Svizzera al 2020) o solo economicamente indietro (nel senso di fuori dai giochi energetici e di conseguenza dagli equilibri geopolitici mondiali) e quindi, non posso fare a meno di chiedermi: ce la faremo a sostenere questa scelta a livello di sistema paese? E cosa può comportare il mio scegliere lui per ragioni di valore (etico, economico e ambientale) sul lungo periodo?
Ora, più che mai è il tempo di giocare economicamente la carta delle rinnoabili e davvero è impossibile sostenere un modello di generazione energetico che possa comportare la cancellazione della biosfera e dell'antroposfera nella frazione di un secondo o la sua modificazione sistemica ed accettarlo, forse però bisognerebbe lasciare agio alla ricerca di proseguire sempre a sostegno di modelli di generazione low carbon intensive. E sempre per il clima e la salvaguardia del pianeta.
Chi è che diceva saggio è solo colui che sa di non sapere ?
Istvan Volly "Le avventure di un atomo di carbonio" Teti Editore 1973 |
1. dell'art. 23-bis del decreto legge 112/2008 convertito con legge n.134/2008 e successive modifiche, relativo alla riforma sui servizi pubblici locali
quesito n.1
testo dell'art.23-bis
2. del comma 1 dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 limitatamente alla parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito»
quesito n.2
testo del comma 1 art.154
3. dei commi 1 e 8 dell'articolo 5 del d.l. 31/03/2011 n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n. 75 riguardante la possibilità di produrre energia nucleare nel nostro Paese.
Il quesito n.3 è stato riformulato dall'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione con ordinanza 1° giugno 2011 e, con sentenza n.174 del 7 giugno 2011, la Corte Costituzionale ne ha dichiarato l’ammissibilità al referendum abrogativo.
quesito n.3
testo dell'art.5
4. della legge 51/2010 che consente al Presidente del consiglio e ai Ministri di non comparire in udienza penale in caso di legittimo impedimento.
quesito n.4
testo della legge 51/2010
Chissà come in queste circostanze ho sempre la strana sensazione di fare il lavoro di qualcuno di altro e che per giunta ho pagato, perché lo facesse. Se, per alcuni dei quattro quesiti esprimersi pur con evidenti immense lacune conoscitive è più facile, altrove è davvero più difficile. Una dimensione culturale e valoriale si scontra con una consapevolezza più tecnica, del sapere ed economica innescando una riflessione. E mi chiedo, che valore possa avere sui giochi spendere le carte di una partita che dovrebbe essere mondiale a livello locale?
Nel 1996 Umberto Colombo scriveva (“Energia”, U. Colombo, 1996, Donzelli editore): “Il filo che lega l’umanità alla costruzione del suo destino si chiama energia. Produrre, trasportare, accumulare, ‘inventare’ energia è l’imperativo che sottende la crescita – o il declino – delle società umane. In un mondo da alcuni secoli in via di radicale trasformazione, gli squilibri energetici rappresentano il crinale tra prosperità e povertà, tra sviluppo e regresso. Ma quale sviluppo?”
In questi giorni mi sono riletta questo prezioso libricino e mi sono resa conto che rispetto agli scenari che Colombo prende in considerazione nel lontano 1996 (Institute for Applied Systems Analysis di Vienna – IASA e quello del World Energy Council – WEC) al 2020 e al 2050 il dilemma si sia spostato ma di poco, davvero. Però qualche passo l'abbiamo fatto.
Il nucleare (sia fissione che fusione – che forse soltanto il 3% della popolazione conosce, in particolare per i cicli di combustibile diversi da quelli attualmente oggetto di ricerca e che sono invece basati soltanto sull’impiego di deuterio da solo, oppure idrogeno e boro o ancora deuterio e elio 3 e che hanno il vantaggio di annullare la produzione di materiali radioattivi) non credo possa godere in Italia di una grande accettabilità sociale e per tutte le ragioni della governance (governo e governabilità, indotto, gestione economia, amministrativa e del rischio, apporto del consenso, coesione, command and control, filiera, generazione non distribuita, governo delle fonti, ambiente umano e biosfera, etc….) prima che per le ragioni del merito tecnico.
Così pure, in me, prevalgono nettamente considerazioni di ordine valoriale: quanto mi piace il ciclo di vita del carbonio ? E’ il mattone della biosfera, il mio atomo preferito, la FONTE per accellenza però, dall’altra, muove una consapevolezza, quella della tecnica e dell’economia così facendo il paese si porta davvero molto avanti (vedi Germania al 2022 o Svizzera al 2020) o solo economicamente indietro (nel senso di fuori dai giochi energetici e di conseguenza dagli equilibri geopolitici mondiali) e quindi, non posso fare a meno di chiedermi: ce la faremo a sostenere questa scelta a livello di sistema paese? E cosa può comportare il mio scegliere lui per ragioni di valore (etico, economico e ambientale) sul lungo periodo?
Ora, più che mai è il tempo di giocare economicamente la carta delle rinnoabili e davvero è impossibile sostenere un modello di generazione energetico che possa comportare la cancellazione della biosfera e dell'antroposfera nella frazione di un secondo o la sua modificazione sistemica ed accettarlo, forse però bisognerebbe lasciare agio alla ricerca di proseguire sempre a sostegno di modelli di generazione low carbon intensive. E sempre per il clima e la salvaguardia del pianeta.
Chi è che diceva saggio è solo colui che sa di non sapere ?
sabato 4 giugno 2011
Uno splendido futuro, alle spalle !
Alle volte mi capita una urgenza che è quella di scrivere. Un po’ per lavoro e un po’ per carattare come di fronte a questa bella frase che è il titolo del mio post di oggi, sentita recentemente da una persona davvero cara e speciale nel mio cuore e che mi ha fatto ridere e proprio di gusto.
Dunque, una delle sere passate uscendo con un amico ho utilizzato il termine CSR, così spontaneamente ritenendo che lui come chiunque altro potesse sapere che cosa significhi. Io sono andata avanti con il mio racconto, un bel pezzo prima che lui si decidesse a interrompermi per chiedermi “…Scusa che cosa è la CSR?”. Al che gli rispondo dicendogli che si tratta della responsabilità sociale di impresa e CSR è niente di altro che un acronimo per sottenderla, inglese, tra l’altro. Mi sono limitata a questo e non ho proseguito nel chiedermi o chiedergli se avesse compreso l’argomento a cui mi riferivo e se potesse quindi ricondurre alcuni, fatti, esperienze, argomenti personali a quel grosso contenitore che è la responsabilità. Fermata, splendidamente alla pura forma.
Che cosa è l’etica se non una opportunità che conduce e rimanda ad altre opportunità, all’infinito e senza soluzione di continuità. E’ una porta che apre su un’altra porta che a sua volta conduce ad un’altra. Passare per l’etica equivale a non fare mai gli stessi passi e a non chiedersi mai la contezza di dove si sia arrivati perché è molto complesso riuscire a misurare, nel senso proprio del termine le azioni e il loro feedback o la loro redemption (so che sarebbe appagante oggi utilizzare lo share - mediatico, il grado di condivisione quale indice di misura e forse basterebbe, soltanto forse, a tradurre una reputazione). Aldilà di quello che possono aver fatto, o fare, le varie SA 8000, UNI EN ISO 18001 o la L. 231
Sempre, nei giorni passati con una cara amica e collega ci siamo trovate concordi nel definire il marketing (strategico) sostanzialmente come una attività di scambio di valore, continuo nell’ottica di accrescerlo. E quale valore se non quello simbolico? Fare marketing quindi come attività di scambio continuo di valore per accrescerlo. In questo senso quindi è una attività che ha come suo obiettivo principale quello di leggere e sedimentare valore (visibilità, notorietà, ricordo, riconoscimento, fedeltà….. etc…) simbolico. Anche le informazioni in sé (aldilà della loro mole e natura) possono poco, se non aumentare il numero di possibilità nelle opportunità, non certo agire sul tempo, nella direzione di ridurlo. E quindi il marketing può soltanto e non per sua volontà, confrontarsi e necessariamente con un tempo lungo alle volte dilatato. Il tempo del ritorno.
E questo vale soprattutto rispetto a un altro aspetto delle scelte. Quella dimensione che possiamo definire, così soltanto e semplicemente come commerciabilità, la capacità di restare e di farlo il più a lungo possibile sul mercato con quella formula (che non è alchimia) equilibrata e in un certo senso veritiera, che è il prezzo. La commerciabilità cambia pelle, di continuo salta di boccone in boccone perché tutto può. Non porta una bandiera, una soltanto (alla volta). E’ in sé il mercato, ma senza crearlo o indurlo o anticiparlo. E’ il tempo dell’oggi o meglio di quello che viene immediatamente dopo l’oggi, subito dopo. E’ il domani non il dopo domani. La commerciabilità è squisitamente misurabile e i risultati rappresentabili. Apre e chiude sempre la stessa porta. Trae vigore forza e coerenza dal valore ma è un punto di partenza non di arrivo, continuo. Il commerciale esige merito, tecnica, sapere e potenziale del resto.
Il marketing (strategico) e il commerciale hanno due nature quindi separate. Subiscono il fascino uno dell’altro, possono decidere di andare allo stesso passo, 'a braccetto' nei migliori dei casi ma non possono intersecarsi davvero o comprendersi, sino al fondo. E’ in errore chi crede ingenuamente che possano essere proprio la stessa cosa e sovrapporsi. Quando hanno soltanto dei punti di contatto.
Ora, di recente altre circostanze hanno stimolato i miei pensieri e in particolare curiosando nel ‘board’ di una delle rinnovabili locali regionali. Dunque Wiki – the most knowledge's popular mi definisce uno dei cinque settori di innovazione italiani, la meccatronica (gli altri quattro settori sono l’aerospazio, il biomedicale, le rinnovabili e le nanotecnologie) così: “è la scienza che studia il modo di far interagire tre discipline, quali la meccanica, l'elettronica, e l'informatica al fine di automatizzare i sistemi di produzione semplificando il lavoro umano. La meccatronica nasce dalla necessità di creare un know-how nell'ambito della modellistica, simulazione e prototipazione dei sistemi di controllo, orientandosi prevalentemente ai sistemi di controllo del movimento, definiti come Motion Control. I principali campi di applicazione sono la robotica, l'automazione industriale, l'automotive e gli azionamenti elettrici.”
Mentre per Wiki “Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future.” Senza peraltro indicarne le modalità di produzione, di questa energia, che nei fatti sono abbastanza banali.
I distretti della meccatronica in Italia sono: Hi-Mech – Distretto Tecnologico per la Meccanica avanzata (Emilia Romagna); Distretto Tecnologico dell‘Umbria (Umbria); MEDIS – Distretto pugliese della Meccatronica (Puglia); Metadistretto della Meccatronica e delle Tecnologie meccaniche innovative (Veneto) e il Distretto Produttivo della Meccatronica (Sicilia).
I distretti delle rinnovabili in Italia sono distinti in: il DTA - Distretto tecnologico Aerospaziale (Lazio); il DHITECH Scarl - Distretto TEcnologico High Tech (Puglia); la Fondazione Torino Wireless (Piemonte); la Sardegna Ricerche (Sardegna); le Tecnologie ambientali ed energie rinnovabili (Provincia Autonoma di Trento); il Distretto delle Energie Rinnovabili (Veneto); il Metadistretto Veneto della Bioedilizia (Veneto) e il Distretto Pugliese delle Energie Rinnovabili (Puglia).
La generazione di energia rinnovabile, o Oil & Gas che sia, avviene per tramite di impianti di generazione con procedure che sono svolte da macchinari e questo da sempre (intendo soltanto nella preistoria da parte dell’uomo). Così mi viene da chiedere: “Che cosa ci fanno i luminari della meccatronica internazionale nel solare fotovoltaico e termico o nel bio – diesel, compostaggio ?” Ora, la meccatronica che ha il suo cuore di innovazione nell’automazione e nel controllo dei processi di produzione ha davvero poche opportunità nell’energia rinnovabile. A meno che si voglia ritenere l’attività dell’uomo di strofinare due pietre, una sull’altra, produzione di energia (il fuoco) o meglio di calore termico, e quindi produzione. Allora sì che con l’impianto fotovoltaico o termico abbiamo una innovazione di processo di tipo meccatronico. Certamente potrebbe essere interessante affinare il funzionamento di pannelli capaci di generare a turno sia elettricità che calore termico e quindi ad azionamento elettrico di tipo meccatronico ma non mi risulta siano allo stato dell’arte.
Dedico questo post quindi a quel manipolo di trevigiani e di trentini che più di quindici anni fa si dava appuntamento in fiere deserte ma solari (sia termiche che fotovoltaiche), a chi più di dieci anni fa, diffondeva le pratiche della sostenibilità e della CSR nel profit, con me, contribuendo a generare un mercato rinnovato e che si deve continuare a superare, ai commerciali che fanno il loro lavoro splendidamente (entrando nel merito tecnico e con tutto il valore) e perché no a un manipolo di dottori che riesumano la loro voglia di invenzione in lidi commercialmente più promettenti.
A loro dico che non c’è uno splendido futuro senza uno splendido passato perché coincidono, nel presente. Come non c’è albero che possa tenere il tempo e la burrasca senza le sue radici poiché i suoi rami e le sue radici sono la stessa cosa.
Forza ragazzi, forza Italia ! Il futuro è passato al presente......
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L'immagine di "IXI - Imprese per l'innovazione" |
Dunque, una delle sere passate uscendo con un amico ho utilizzato il termine CSR, così spontaneamente ritenendo che lui come chiunque altro potesse sapere che cosa significhi. Io sono andata avanti con il mio racconto, un bel pezzo prima che lui si decidesse a interrompermi per chiedermi “…Scusa che cosa è la CSR?”. Al che gli rispondo dicendogli che si tratta della responsabilità sociale di impresa e CSR è niente di altro che un acronimo per sottenderla, inglese, tra l’altro. Mi sono limitata a questo e non ho proseguito nel chiedermi o chiedergli se avesse compreso l’argomento a cui mi riferivo e se potesse quindi ricondurre alcuni, fatti, esperienze, argomenti personali a quel grosso contenitore che è la responsabilità. Fermata, splendidamente alla pura forma.
Che cosa è l’etica se non una opportunità che conduce e rimanda ad altre opportunità, all’infinito e senza soluzione di continuità. E’ una porta che apre su un’altra porta che a sua volta conduce ad un’altra. Passare per l’etica equivale a non fare mai gli stessi passi e a non chiedersi mai la contezza di dove si sia arrivati perché è molto complesso riuscire a misurare, nel senso proprio del termine le azioni e il loro feedback o la loro redemption (so che sarebbe appagante oggi utilizzare lo share - mediatico, il grado di condivisione quale indice di misura e forse basterebbe, soltanto forse, a tradurre una reputazione). Aldilà di quello che possono aver fatto, o fare, le varie SA 8000, UNI EN ISO 18001 o la L. 231
Sempre, nei giorni passati con una cara amica e collega ci siamo trovate concordi nel definire il marketing (strategico) sostanzialmente come una attività di scambio di valore, continuo nell’ottica di accrescerlo. E quale valore se non quello simbolico? Fare marketing quindi come attività di scambio continuo di valore per accrescerlo. In questo senso quindi è una attività che ha come suo obiettivo principale quello di leggere e sedimentare valore (visibilità, notorietà, ricordo, riconoscimento, fedeltà….. etc…) simbolico. Anche le informazioni in sé (aldilà della loro mole e natura) possono poco, se non aumentare il numero di possibilità nelle opportunità, non certo agire sul tempo, nella direzione di ridurlo. E quindi il marketing può soltanto e non per sua volontà, confrontarsi e necessariamente con un tempo lungo alle volte dilatato. Il tempo del ritorno.
E questo vale soprattutto rispetto a un altro aspetto delle scelte. Quella dimensione che possiamo definire, così soltanto e semplicemente come commerciabilità, la capacità di restare e di farlo il più a lungo possibile sul mercato con quella formula (che non è alchimia) equilibrata e in un certo senso veritiera, che è il prezzo. La commerciabilità cambia pelle, di continuo salta di boccone in boccone perché tutto può. Non porta una bandiera, una soltanto (alla volta). E’ in sé il mercato, ma senza crearlo o indurlo o anticiparlo. E’ il tempo dell’oggi o meglio di quello che viene immediatamente dopo l’oggi, subito dopo. E’ il domani non il dopo domani. La commerciabilità è squisitamente misurabile e i risultati rappresentabili. Apre e chiude sempre la stessa porta. Trae vigore forza e coerenza dal valore ma è un punto di partenza non di arrivo, continuo. Il commerciale esige merito, tecnica, sapere e potenziale del resto.
Il marketing (strategico) e il commerciale hanno due nature quindi separate. Subiscono il fascino uno dell’altro, possono decidere di andare allo stesso passo, 'a braccetto' nei migliori dei casi ma non possono intersecarsi davvero o comprendersi, sino al fondo. E’ in errore chi crede ingenuamente che possano essere proprio la stessa cosa e sovrapporsi. Quando hanno soltanto dei punti di contatto.
Ora, di recente altre circostanze hanno stimolato i miei pensieri e in particolare curiosando nel ‘board’ di una delle rinnovabili locali regionali. Dunque Wiki – the most knowledge's popular mi definisce uno dei cinque settori di innovazione italiani, la meccatronica (gli altri quattro settori sono l’aerospazio, il biomedicale, le rinnovabili e le nanotecnologie) così: “è la scienza che studia il modo di far interagire tre discipline, quali la meccanica, l'elettronica, e l'informatica al fine di automatizzare i sistemi di produzione semplificando il lavoro umano. La meccatronica nasce dalla necessità di creare un know-how nell'ambito della modellistica, simulazione e prototipazione dei sistemi di controllo, orientandosi prevalentemente ai sistemi di controllo del movimento, definiti come Motion Control. I principali campi di applicazione sono la robotica, l'automazione industriale, l'automotive e gli azionamenti elettrici.”
Mentre per Wiki “Sono da considerarsi energie rinnovabili quelle forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future.” Senza peraltro indicarne le modalità di produzione, di questa energia, che nei fatti sono abbastanza banali.
I distretti della meccatronica in Italia sono: Hi-Mech – Distretto Tecnologico per la Meccanica avanzata (Emilia Romagna); Distretto Tecnologico dell‘Umbria (Umbria); MEDIS – Distretto pugliese della Meccatronica (Puglia); Metadistretto della Meccatronica e delle Tecnologie meccaniche innovative (Veneto) e il Distretto Produttivo della Meccatronica (Sicilia).
I distretti delle rinnovabili in Italia sono distinti in: il DTA - Distretto tecnologico Aerospaziale (Lazio); il DHITECH Scarl - Distretto TEcnologico High Tech (Puglia); la Fondazione Torino Wireless (Piemonte); la Sardegna Ricerche (Sardegna); le Tecnologie ambientali ed energie rinnovabili (Provincia Autonoma di Trento); il Distretto delle Energie Rinnovabili (Veneto); il Metadistretto Veneto della Bioedilizia (Veneto) e il Distretto Pugliese delle Energie Rinnovabili (Puglia).
La generazione di energia rinnovabile, o Oil & Gas che sia, avviene per tramite di impianti di generazione con procedure che sono svolte da macchinari e questo da sempre (intendo soltanto nella preistoria da parte dell’uomo). Così mi viene da chiedere: “Che cosa ci fanno i luminari della meccatronica internazionale nel solare fotovoltaico e termico o nel bio – diesel, compostaggio ?” Ora, la meccatronica che ha il suo cuore di innovazione nell’automazione e nel controllo dei processi di produzione ha davvero poche opportunità nell’energia rinnovabile. A meno che si voglia ritenere l’attività dell’uomo di strofinare due pietre, una sull’altra, produzione di energia (il fuoco) o meglio di calore termico, e quindi produzione. Allora sì che con l’impianto fotovoltaico o termico abbiamo una innovazione di processo di tipo meccatronico. Certamente potrebbe essere interessante affinare il funzionamento di pannelli capaci di generare a turno sia elettricità che calore termico e quindi ad azionamento elettrico di tipo meccatronico ma non mi risulta siano allo stato dell’arte.
Dedico questo post quindi a quel manipolo di trevigiani e di trentini che più di quindici anni fa si dava appuntamento in fiere deserte ma solari (sia termiche che fotovoltaiche), a chi più di dieci anni fa, diffondeva le pratiche della sostenibilità e della CSR nel profit, con me, contribuendo a generare un mercato rinnovato e che si deve continuare a superare, ai commerciali che fanno il loro lavoro splendidamente (entrando nel merito tecnico e con tutto il valore) e perché no a un manipolo di dottori che riesumano la loro voglia di invenzione in lidi commercialmente più promettenti.
A loro dico che non c’è uno splendido futuro senza uno splendido passato perché coincidono, nel presente. Come non c’è albero che possa tenere il tempo e la burrasca senza le sue radici poiché i suoi rami e le sue radici sono la stessa cosa.
Forza ragazzi, forza Italia ! Il futuro è passato al presente......
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