domenica 12 giugno 2011

C'è atomo e atomo



Istvan Volly "Le avventure di un atomo di carbonio" Teti Editore 1973
 Ecco, oggi il popolo italiano è chiamato ad esprimersi sulla abrogazione di parte del contenuto dei dispositivi contenuti nei decreti legge 112/2008 (l. n.134/2008) n.152/2006 e n. 34/2011 e legge n. 51/2010. Questo è il contenuto grosso modo dei quesiti:
1. dell'art. 23-bis del decreto legge 112/2008 convertito con legge n.134/2008 e successive modifiche, relativo alla riforma sui servizi pubblici locali
quesito n.1
testo dell'art.23-bis 

2. del comma 1 dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 limitatamente alla parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito»
quesito n.2
testo del comma 1 art.154

3. dei commi 1 e 8 dell'articolo 5 del d.l. 31/03/2011 n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n. 75 riguardante la possibilità di produrre energia nucleare nel nostro Paese.
Il quesito n.3 è stato riformulato dall'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione con ordinanza 1° giugno 2011 e, con sentenza n.174 del 7 giugno 2011, la Corte Costituzionale ne ha dichiarato l’ammissibilità al referendum abrogativo.
quesito n.3
testo dell'art.5

4. della legge 51/2010 che consente al Presidente del consiglio e ai Ministri di non comparire in udienza penale in caso di legittimo impedimento.
quesito n.4
testo della legge 51/2010

Chissà come in queste circostanze ho sempre la strana sensazione di fare il lavoro di qualcuno di altro e che per giunta ho pagato, perché lo facesse. Se, per alcuni dei quattro quesiti esprimersi pur con evidenti immense lacune conoscitive è più facile, altrove è davvero più difficile. Una dimensione culturale e valoriale si scontra con una consapevolezza più tecnica, del sapere ed economica innescando una riflessione. E mi chiedo, che valore possa avere sui giochi spendere le carte di una partita che dovrebbe essere mondiale a livello locale?

Nel 1996 Umberto Colombo scriveva (“Energia”, U. Colombo, 1996, Donzelli editore): “Il filo che lega l’umanità alla costruzione del suo destino si chiama energia. Produrre, trasportare, accumulare, ‘inventare’ energia è l’imperativo che sottende la crescita – o il declino – delle società umane. In un mondo da alcuni secoli in via di radicale trasformazione, gli squilibri energetici rappresentano il crinale tra prosperità e povertà, tra sviluppo e regresso. Ma quale sviluppo?”
In questi giorni mi sono riletta questo prezioso libricino e mi sono resa conto che rispetto agli scenari che Colombo prende in considerazione nel lontano 1996 (Institute for Applied Systems Analysis di Vienna – IASA e quello del World Energy Council – WEC) al 2020 e al 2050 il dilemma si sia spostato ma di poco, davvero. Però qualche passo l'abbiamo fatto.
Il nucleare (sia fissione che fusione – che forse soltanto il 3% della popolazione conosce, in particolare per i cicli di combustibile diversi da quelli attualmente oggetto di ricerca e che sono invece basati soltanto sull’impiego di deuterio da solo, oppure idrogeno e boro o ancora deuterio e elio 3 e che hanno il vantaggio di annullare la produzione di materiali radioattivi) non credo possa godere in Italia di una grande accettabilità sociale e per tutte le ragioni della governance (governo e governabilità, indotto, gestione economia, amministrativa e del rischio, apporto del consenso, coesione, command and control, filiera, generazione non distribuita, governo delle fonti, ambiente umano e biosfera, etc….) prima che per le ragioni del merito tecnico.

Così pure, in me, prevalgono nettamente considerazioni di ordine valoriale: quanto mi piace il ciclo di vita del carbonio ? E’ il mattone della biosfera, il mio atomo preferito, la FONTE per accellenza però, dall’altra, muove una consapevolezza, quella della tecnica e dell’economia così facendo il paese si porta davvero molto avanti (vedi Germania al 2022 o Svizzera al 2020) o solo economicamente indietro (nel senso di fuori dai giochi energetici e di conseguenza dagli equilibri geopolitici mondiali) e quindi, non posso fare a meno di chiedermi: ce la faremo a sostenere questa scelta a livello di sistema paese?  E cosa può comportare il mio scegliere lui per ragioni di valore (etico, economico e ambientale) sul lungo periodo?

Ora, più che mai è il tempo di giocare economicamente la carta delle rinnoabili e davvero è impossibile sostenere un modello di generazione energetico che possa comportare la cancellazione della biosfera e dell'antroposfera nella frazione di un secondo o la sua modificazione sistemica ed accettarlo, forse però bisognerebbe lasciare agio alla ricerca di proseguire sempre a sostegno di modelli di generazione low carbon intensive. E sempre per il clima e la salvaguardia del pianeta.

Chi è che diceva saggio è solo colui che sa di non sapere ?